“La favola del Gragnano e del Ragionier Leone”

Sette anni. Sette, lunghissimi, anni. Tanti ne sono passati dall’ultima volta del Gragnano in D. Giusto il tempo di passare da una generazione all’altra. Perché in sette anni cambiano tante cose, forse anche troppe, ma dalle parti di Gragnano s’è conservato un inguaribile romanticismo.

Un’attesa interminabile per chi quei colori li ha inneggiati sempre, anche in questi anni di purgatorio. Anche quando, sui campi di promozione ed eccellenza, il pallone che tu vorresti far correre veloce si ferma alla prima pozzanghera in un pomeriggio piovoso di mezz’inverno. E pensare che stava per saltare tutto. Sarebbe stata una sconfitta per un paese che non avrebbe potuto permettersi di perdere anche il calcio. Non sarebbe stato giusto. Sarebbe stata una beffa tremenda. Così è arrivato il signor “Garofalo” a sistemare la faccenda. Colpo di scena, un altro, il Gragnano giocherà in D.

Dove? Non si sa, forse non a Gragnano. Per pochi centimetri di erba sintetica. Un’altra mazzata. Sembra la trama di un film americano, c’è tutto. La corsa contro il tempo e la storia d’amore. Intanto, c’è un altro nodo, quello del campo, che pian piano si scioglie.

Adesso ci siamo davvero, il sapore dell’attesa diventa finalmente dolce. E il calendario regala una nobile decaduta già alla prima. La Cavese, in campo neutro, e a porte chiuse. Impegno proibitivo, ma, se vuoi salvarti, certi avversari devi saperli affrontare. Pensieri di circostanza che nascondono ben altro. Perché, in fondo, cominciare con una vittoria sarebbe l’inizio di un’altra favola. Gragnano è in fermento già dalle prime luci del mattino e accompagna i suoi ragazzi fino al primo gradino del pullman, come una mamma premurosa. Adesso l’attesa è finita davvero. Tutti incollati al primo mezzo utile per seguirla. Internet, tv. Tutti uniti in un abbraccio virtuale, perché, sette anni dopo, le notizie corrono sui “social”. I meglio informati raccontano di una gara in equilibrio. Almeno fino al 18′ della ripresa, quando un ragazzino di nome Leone guadagna un calcio di rigore che lui stesso trasforma. Adesso c’è da soffrire, perché di fronte c’è uno squadrone, la Cavese, che questo campionato vuole vincerlo. Mezz’ora, poco più, prima che l’arbitro fischi tre volte.

In D funziona così, le botte o impari a darle, oppure finisci per prenderle

A parlare è lui, Nicola Leone, autore di un gol che a Gragnano ricorderanno tutti per molto tempo. Attaccante classe ’92 e una militanza in D che dura da quattro anni nei quali ha messo a segno una quindicina di reti. Si racconta con timidezza Leone, nonostante sappia di aver scritto una pagina importante per la storia della Gragnano calcistica.

Qui la gente ha voglia di seguire la squadra, in città c’è un’atmosfera molto bella. Trovare i tifosi in piazza ad aspettarti per festeggiare la vittoria ci ha emozionato.

Ha scelto il calcio Leone che, dopo aver conseguito il diploma in Ragioneria, si è dovuto fermare al primo anno di università.

Purtroppo non riuscivo a conciliare le due cose e ho dovuto fare una scelta.

Quando gli chiediamo di raccontarci le fasi del calcio di rigore si prende un attimo di pausa…

Mi sono accentrato, ho provato una serpentina e mi hanno agganciato da dietro.

Tutto così facile, almeno sentendo lui, anche la trasformazione, sulla quale, però, ammette

Ero teso, per fortuna è andata bene.

Come dargli torto, alla prima, contro una pretendente alla promozione, ti capita il rigore che può cambiare la storia di un campionato.

Non ce l’aspettavamo, prima della partita eravamo tutti emozionati, per molti era la prima volta in questa categoria. La squadra è giovane e questo deve essere solo l’inizio del nostro cammino.

Un cammino che dovrà condurre fino alla quota dei 40 punti, quelli utili a conservare la categoria. Un traguardo che, oggi, al risveglio, dista già 3 punti in meno…

Ciro Ingenito

FONTE: Magazine Pragma ( LINK )