In ogni sport quando si raggiunge un traguardo importante, spesso e volentieri a fare la differenza sono state le persone che hanno lavorato dietro le quinte. Per quanto riguarda il Gragnano Calcio, in quest’annata un ruolo strategico lo ha ricoperto senza ombra di dubbio Catello Fattoruso. Pur cumulando le cariche di vice presidente e di direttore generale Fattoruso più volte ha preferito lavorare nell’ombra per il bene della società evitando le luci dei riflettori.
Lei è stato uno storico dirigente della Ristor Lettere fin dal 1995, anno della sua fondazione, cosa ha significato la doppia fusione con i sodalizi di Gragnano e di Castellammare?
“Ho realizzato un progetto che avevo in cantiere da tempo: creare una realtà calcistica nel comprensorio che potesse raggiungere obiettivi sportivi importanti e smuovere qualcosa a livello istituzionale per migliorare le infrastrutture del territorio. Quando nell’estate 2013 ebbi il primo approccio con alcuni amici di Gragnano, che mi stimavano, e con Franco Minopoli capii subito che era un’occasione da prendere al volo. I risultati di questi due anni sono sotto gli occhi di tutti. Siamo in serie D dopo aver vinto il campionato di Eccellenza, un’impresa storica”.
Una stagione di vittorie sul campo nonostante mille difficoltà.
“Esatto. Ne abbiamo affrontate e superate davvero tante, di ogni genere. La diffidenza iniziale dell’ambiente ma soprattutto la mancanza di un nostro stadio a Gragnano che ci ha costretto ad emigrare prima a Castellammare e poi a Pimonte. Pian piano però i risultati ci hanno dato forza e convinzione finchè abbiamo capito che avevamo davvero le carte in regola per vincere il campionato”.
Un trionfo, immagino, da condividere con tante persone.
“Si assolutamente. Innanzitutto con la società, tutti hanno dato il proprio contributo. Ho nel cuore di sicuro i tifosi che ci hanno supportato dal primo giorno e mi hanno aiutato in più circostanze. Poi lo staff tecnico, quello medico, quello giornalistico ed i giocatori. Professionisti di qualità si ma soprattutto uomini veri. I giocatori in particolare hanno, come si suol dire, cantato e portato la croce. Loro sono i primi artefici di questa stagione, sono stati un esempio. E non dimentico neppure coloro che sono andati via, tutti devono essere consapevoli di aver contribuito a quest’impresa. Sono davvero fiero ed orgoglioso di aver lavorato con queste persone di valore”.
La gara di Vico Equense è stata certamente emozionante, è quella che porterà sempre nel cuore?
“La gioia provata domenica è stata grande ma dovessi citare una gara, citerei quella di Faiano. Dopo la rete di Carotenuto al novantesimo stetti male talmente tanta era la tensione. E mi va di ricordare anche un episodio al di fuori degli impegni domenicali. Il martedì mattina, dopo la sconfitta contro il Sant’Agnello, alla ripresa degli allenamenti vidi negli occhi e negli sguardi di giocatori e staff una ferocia e una convinzione che non avevo mai visto. Era il momento più difficle ma ebbi la certezza che avremmo vinto, che nessuno avrebbe potuto fermarci ed infatti sono arrivate otto vittorie consecutive e la matematica vittoria del girone”.
Ora è il momento di festeggiare si ma anche di pensare al futuro.
“Devo essere onesto, ad oggi credo che sabato contro la Massa Lubrense sarà la mia ultima partita in questa società. Questa promozione deve essere considerata un punto di partenza e non di arrivo, possibilmente con l’aiuto della politica e dell’imprenditoria locale che hanno latitato quest’anno. Dovessi lasciare, sarei comunque contento perché ho contribuito nel mio piccolo a riportare il calcio che conta a Gragnano e nel comprensorio tutto. Il calcio vero si fa con il cervello, mettendoci sempre la faccia ed ovviamente anche con i mezzi. Le parole le porta via il vento”. Gennaro De Stefano